I fondi alternativi si aprono agli investitori non professionali
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze modifica la normativa in tema di fondi di investimento alternativi italiani riservati, rendendoli accessibili anche agli investitori non professionali.
La nuova disciplina fissa infatti in 100.000 euro la soglia minima di ingresso per questa categoria di strumenti finanziari, abbassandola sensibilmente rispetto ai 500.000 euro stabiliti dalle precedenti disposizioni.
Tre le condizioni per potersi avvalere di questa nuova possibilità:
-l’importo di 100.000 euro non è frazionabile
-l’ammontare complessivo degli investimenti in fondi alternativi riservati non deve superare il 10% del portafoglio finanziario del risparmiatore
-la sottoscrizione deve avvenire nell’ambito della prestazione del servizio di consulenza, così da assicurare la sussistenza e la verifica dei requisiti necessari per poter operare.
I fondi alternativi possono essere oggetto di investimento anche tramite le gestioni patrimoniali.
L’allargamento della platea di coloro che possono investire in questi prodotti agevola il processo di reperimento di risorse finanziarie di tutte quelle piccole imprese del nostro territorio, meritevoli di credito e spesso altamente innovative, che altrimenti dovrebbero rivolgersi esclusivamente al canale bancario, con tutti i limiti e le difficoltà del caso.
D’altro canto, i risparmiatori che scelgono di destinare i propri capitali ai fondi alternativi possono contare su rendimenti decorrelati dai mercati pubblici e potenzialmente interessanti nel medio/lungo termine.
Prima dell’adesione leggere la documentazione di offerta e il documento per gli investitori (KIID).
I rendimenti passati non sono garanzia di quelli futuri.
Il presente messaggio non costituisce sollecitazione all’investimento.