La sintesi dei principali avvenimenti finanziari
Settimana conclusa con mercati azionari negativi, tassi in rialzo, dollaro debole e materie prime sotto pressione per i timori di recessione (ma il petrolio sale).
Le decisioni delle banche centrali hanno indirizzato le scelte di investimento, mentre i dati di inflazione negli Stati Uniti sembrano indicare che, almeno oltre Atlantico, i prezzi al consumo hanno assunto una tendenza finalmente discendente, anche nella versione core che esclude le componenti più volatili degli alimentari e dell’energia.
La Federal Reserve non ha deluso le attese riducendo i rialzi dei tassi da tre quarti di punto percentuale a metà, ma le aspettative dei membri del comitato di politica monetaria su dove possano arrivare i tassi nel 2023 si sono rialzate di qualche frazione di punto, superando per la prima volta il 5% come dato medio. Banca Centrale Europea e Bank of England, invece, hanno anch’esse rialzato i tassi di mezzo punto percentuale, ma la lettura dei mercati è stata per loro in qualche modo opposta: per i britannici si è parlato di un ammorbidimento della politica monetaria, poiché i precedenti rialzi erano stati di entità maggiore, mentre nel caso della zona euro è sembrato più un irrigidimento, perché accompagnato da dichiarazioni sulla necessità di ulteriori ritocchi della stessa entità, al fine di combattere con ogni mezzo la crescita dei prezzi.
Come la settimana appena trascorsa è stata ricca di avvenimenti e dati, così quella che inizia sembra piuttosto povera di possibili notizie. A livello di politica statunitense, potrebbe essere interessante l’attesa conclusione della commissione parlamentare d’inchiesta sui fatti insurrezionali al Campidoglio avvenuti nel gennaio dello scorso anno. Tra l’altro la commissione dovrà votare se inoltrare al Dipartimento di Giustizia le proprie conclusioni per l’apertura di eventuali procedimenti giudiziari, dei quali potrebbe essere destinatario anche l’ex-presidente Trump.
Scarni invece i dati congiunturali da pubblicare in settimana, che comprendono, tra l’altro, le variazioni del PIL degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, i dati di inflazione in Giappone, l’indice di fiducia dei consumatori redatto dall’Università del Michigan e il sondaggio IFO sull’andamento dell’economia in Germania visto dal settore industriale.