La sintesi dei principali avvenimenti finanziari
La settimana è stata interlocutoria sui mercati finanziari, con listini azionari altalenanti e qualche ritracciamento sui titoli a reddito fisso e tra le valute.
La relazione semestrale del presidente della Federal Reserve al Congresso ha alimentato le speranze di un imminente taglio dei tassi americani: Powell ha infatti parlato di persistenti rischi per l’economia del paese nonostante gli ottimi dati sul mercato del lavoro pubblicati la settimana precedente.
Neanche l’indice dei prezzi al consumo core depurato da alimentari ed energia, che è salito in giugno più delle attese portando il dato annualizzato al 2,1%, ha potuto spegnere l’ottimismo dei mercati, che prevedono ormai una riduzione del costo del denaro di tre quarti di punto entro fine anno.
In Europa la produzione industriale tedesca è cresciuta in maggio, anche se in misura inferiore alle attese, mentre quella italiana e soprattutto quella francese hanno largamente migliorato le stime degli analisti. Sui mercati europei ha però pesato il caso Deutsche Bank: l’istituto di credito tedesco ha presentato un piano di ristrutturazione che contempla tra la altre cose il licenziamento di un quinto circa dei dipendenti e il trasferimento delle attività non strategiche a un’altra entità; tuttavia, il progetto non ha completamente convinto gli analisti e ha ricevuto una fredda accoglienza da parte degli investitori.
Sul tema dello scontro commerciale tra Cina e USA, da segnalare il tweet con cui Trump lamenta il mancato rispetto da parte di Pechino di una delle promesse fattagli da Xi al G-20, l’intensificazione degli acquisti di derrate agricole americane. Intanto, i dati provenienti da Singapore e dalla stessa Cina mostrano un rallentamento delle rispettive economie anche per effetto dei dazi e delle tariffe alle esportazioni che hanno colpito i due paesi.
I mercati emergenti sono risultati piuttosto deboli in settimana, anche per effetto del licenziamento del governatore della banca centrale turca da parte del presidente Erdogan, che ha contribuito a minare ulteriormente la fiducia degli investitori nel paese, e delle dimissioni del ministro delle Finanze messicano per divergenze in tema di politica economica con il presidente Lopez Obrador.
Infine, è salito il prezzo del petrolio, anche a causa delle preoccupazioni per l’arrivo nel Golfo del Messico della tempesta tropicale Barry, che ha già messo in stato d’allerta la costa meridionale degli Stati Uniti.
Nella settimana che inizia, ci si attende la pubblicazione dei dati delle vendite al dettaglio e della produzione industriale negli Stati Uniti, che dovrebbero contribuire a definire con maggior chiarezza la crescita del PIL nel secondo trimestre 2019. Alcuni sondaggi regionali e il Beige Book della Federal Reserve potrebbero invece fornire alcuni indizi sull’andamento della produzione nel prosieguo dell’anno.
In Europa, i dati di maggior interesse saranno presumibilmente gli indici di inflazione dei paesi dell’eurozona e il sondaggio ZEW sullo stato dell’economia tedesca.
Infine in Asia, il PIL della Cina nel secondo trimestre mostrerà un nuovo rallentamento rispetto al periodo precedente, per effetto della diminuzione delle esportazioni e delle importazioni, rendendo più urgente l’adozione di politiche economiche volte a sostenere i consumi interni e gli investimenti.