La sintesi dei principali avvenimenti finanziari
La prima settimana dell’ultimo trimestre dell’anno si conclude abbastanza negativamente per i mercati azionari, mentre i tassi continuano a scendere e il prezzo del petrolio è in calo di circa il 5%.
Dati macroeconomici con luci e ombre, soprattutto negli Stati Uniti dove gli indici ISM di manifattura e servizi hanno deluso le attese e sono scesi rispetto al mese precedente, mentre il mercato del lavoro è leggermente migliorato, pur con un incremento di nuova occupazione inferiore alle stime. L’indice PMI manifatturiero a livello globale è leggermente cresciuto in settembre, anche se la componente occupazionale è peggiorata a livello aggregato.
Le politiche monetarie espansive delle banche centrali rimangono il perno su cui poggia l’ottimismo degli investitori, anche se i banchieri centrali avvertono che è necessario un coordinamento con le politiche fiscali per ridare slancio all’economia – come ha sostenuto per esempio Mario Draghi nella sua intervista d’addio al Financial Times. Tuttavia, i mercati scommettono comunque su un nuovo taglio dei tassi da parte della Federal Reserve nella riunione del comitato di politica monetaria che si terrà a fine mese e la banca centrale australiana ha appena tagliato il costo del denaro unendosi all’ondata di politiche monetarie espansive che caratterizzano l’attuale scenario.
Sul fronte degli scontri commerciali, in attesa che riprendano i negoziati USA – Cina, il WTO ha autorizzato gli USA ad applicare dazi doganali sui prodotti UE per 7,5 miliardi di dollari, in compensazione agli aiuti concessi al consorzio Airbus, mentre la Gran Bretagna ha formulato una nuova proposta di accordo per l’uscita dall’Unione Europea che è stata tuttavia bocciata da Bruxelles; nello stesso tempo documenti presentati nell’ambito di un procedimento giudiziario sembrerebbero indicare che Londra chiederà un nuovo rinvio della Brexit in assenza di accordo, nonostante le indicazioni contrarie da parte del primo ministro Johnson.
Nel corso della prossima settimana, pochi dati macroeconomici sono attesi negli Stati Uniti: gli indici dei prezzi al consumo e alla produzione e l’indice di fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan sono probabilmente i più interessanti per i mercati. Maggiore attenzione sarà riservata ai risultati trimestrali delle aziende, anche se i big pubblicheranno i numeri soltanto dalla settimana successiva.
In Europa, la produzione industriale tedesca e gli ordini alle fabbriche di agosto saranno importanti per cercare di capire se la principale economia continentale è scivolata in recessione, mentre il dato del PIL britannico potrebbe mostrare una variazione trimestrale prossima allo zero ma non negativa.
Attesa anche per le minute dell’ultima riunione di politica monetaria della BCE, particolarmente contrastata, per cercare di comprendere i rapporti di forza tra “falchi” e “colombe” all’interno del consiglio direttivo della banca centrale.