La sintesi dei principali avvenimenti finanziari
Settimana nel segno della Cina: se da un lato l’alternanza di ottimismo e pessimismo nel dialogo con gli Stati Uniti ha generato un po’ di saliscendi sui mercati occidentali, la pubblicazione da parte della banca centrale di Pechino di un forte dato di crescita del credito a gennaio ha permesso al listino cinese di guadagnare oltre cinque punti percentuali, mentre l’indice delle small cap è addirittura entrato in un bull market, con un rialzo di oltre venti punti dal precedente minimo. La ventata di ottimismo sull’Asia ha trainato verso l’alto anche i prezzi delle commodities e in particolare dell’indice dei metalli industriali, la componente più sensibile al ciclo economico globale. Di contro, le preoccupazioni sul commercio internazionale, soprattutto se non si raggiungesse un accordo sulle tariffe doganali tra Stati Uniti e Cina entro la fine di febbraio, si sono materializzate nella discesa del Baltic Dry Index, che misura l’andamento del costo dei noli marittimi e che nel mese di febbraio ha toccato un minimo in zona 600 punti dopo due anni di tendenziale rialzo. Sotto il profilo congiunturale, la settimana è stata caratterizzata dalla pubblicazione dei dati preliminari di febbraio relativi agli indici PMI; sia in Europa, sia negli Stati Uniti la fiducia del settore manifatturiero è risultata inferiore alle attese, mentre quella dei servizi migliore delle stime. Particolarmente forte il rialzo dell’indice PMI servizi statunitense, mentre il dato manifatturiero tedesco si è ulteriormente indebolito scendendo a 47.6 punti contro attese di 49.8. Per quanto riguarda l’Italia, da rilevare il netto calo a dicembre del fatturato e degli ordini industriali, con il primo indicatore che ha fatto registrare la peggiore variazione annua destagionalizzata dal novembre 2009 e ha innescato un piccolo peggioramento dello spread BTP – Bund.
Guardando alla settimana conclusiva di febbraio, è probabile che il tema dei negoziati USA – Cina sulle tariffe doganali continui a tener banco, entrando nei giorni decisivi per la conclusione dell’accordo. L’impressione è che i mercati siano cautamente ottimisti su un’intesa anche dell’ultimo minuto, il che lascia evidentemente spazio per movimenti al ribasso qualora questi auspici venissero delusi. Sotto il profilo macroeconomico, attesi parecchi dati negli Stati Uniti, a partire dalla stima preliminare del PIL del quarto trimestre 2018, per proseguire con gli ordini di beni durevoli, redditi e spese privati, gli indici ISM, l’attività edilizia e gli indici di fiducia dei consumatori, sia curati dal Conference Board, sia i finali dell’Università del Michigan. Per quanto riguarda i dati societari, pochi i nomi di un certo rilievo attesi a Wall Street, ad eccezione forse di Home Depot, mentre in Europa sono previsti i bilanci 2018 di alcune società nell’indice Eurostoxx 50, tra le quali BASF e Bayer in Germania e Ahold Delhaize nei Paesi Bassi.
L’attività gestionale di Zenit SGR, in continuità con la precedente settimana e approfittando dei momenti di forza dei mercati, ha mirato a limare in chiave tattica le posizioni in portafoglio contraddistinte da una buona plusvalenza. Acquisti mirati sono stati condotti su un titolo del settore estrattivo per beneficiare di un’esposizione indiretta all’oro, nella convinzione che il metallo prezioso potrebbe fungere da elemento difensivo sul portafoglio anche rispetto ad eventuali indebolimenti del dollaro statunitense; inoltre, sono state arrotondate alcune posizioni del settore chimico statunitense, particolarmente penalizzate nel corso della seconda metà del 2018.