La sintesi dei principali avvenimenti finanziari
Ancora una settimana accidentata per i mercati azionari, con il tema della guerra commerciale tra USA e Cina che continua a tenere banco.
L’interdizione di Huawei a operare negli Stati Uniti, che ha comportato tra l’altro per il gigante cinese delle telecomunicazioni la perdita dei servizi Google per i suoi smartphone, ha ulteriormente inasprito i rapporti bilaterali tra i due paesi, anche se nella giornata di venerdì Trump è parso alleggerire i toni, citando Huawei come parte di un eventuale futuro accordo con Pechino e lasciando intendere che le decisioni prese non sono irreversibili. Tuttavia, i mercati stanno faticosamente prendendo atto del fatto che un’intesa tra le due superpotenze, che sembrava a portata di mano solo qualche settimana fa, si allontana nel tempo e che il conflitto sul piano commerciale potrebbe durare ancora a lungo.
In Gran Bretagna, si è dimessa la premier May e l’incarico di gestire la Brexit passerà a un nuovo politico: in ascesa le quotazioni dell’ex-sindaco di Londra ed ex-ministro degli Esteri Boris Johnson.
Crescita in controtendenza nel corso della settimana di alcune piazze azionarie emergenti, tra le quali quella indiana, che ha beneficiato della netta vittoria dell’attuale primo ministro Narendra Modi alle elezioni politiche.
A fronte delle difficoltà dei listini azionari, sono invece saliti i mercati obbligazionari, mentre tra le commodities si è registrato un secco calo del prezzo del petrolio.
La settimana entrante è piuttosto avara di dati congiunturali, per cui è presumibile che i mercati continueranno a muoversi in sincrono con gli eventi politici e sociali.
Certamente il tema del commercio internazionale rimarrà dominante, mentre le dimissioni della May nel Regno Unito ripropongono la questione della “hard Brexit”, ossia dell’uscita del paese dall’Unione Europea senza un accordo condiviso.
Una riflessione invece si impone allargando l’orizzonte temporale della nostra analisi dalla settimana al mese: in maggio sia l’indice statunitense S&P500, sia l’omologo europeo Stoxx Europe hanno concluso negativamente tre settimane su quattro, per la prima volta dal dicembre dello scorso anno. Sebbene l’intensità delle discese degli indici sia stata ben più contenuta di quella di dicembre, qualcosa sembra cambiato nell’umore degli investitori, che appaiono ora più sensibili ai rischi derivanti dal confronto tra Cina e USA e all’impatto che un’escalation di dazi e tariffe (o di veti reciproci sulle aziende leader dei due paesi) potrà avere sull’economia globale.
Le elezioni per il Parlamento Europeo si sono concluse senza grandi sorprese e rispettando i pronostici della vigilia: le forze pro-UE possono contare su circa i due terzi degli eletti, anche se la nuova composizione dell’assemblea legislativa è ben più variegata della precedente e complicherà presumibilmente la formazione di una stabile maggioranza. Il fatto che i partiti euroscettici non abbiano sfondato (con la notevole eccezione dell’Italia) sembra aver rassicurato i mercati con un avvio di settimana cautamente positivo.