Le chiavi del successo dei Minibond
Giovanni Scrofani, responsabile di Fondo Progetto Minibond Italia intervistato da Funds People.
Il tessuto imprenditoriale italiano di piccola e media dimensione rappresenta un polmone fondamentale per l’economia locale, ed è proprio su questa categoria che Zenit SGR ha deciso di concentrare il suo progetto “minibond Italia”.
Iniziativa nata nel gennaio di quest’anno sotto la modalità di un fondo mobiliare chiuso.
Il responsabile del progetto, Giovanni Scrofani, illustra a Funds People alcuni aspetti specifici del fondo e le sue principali caratteristiche. “il settore su cui puntiamo, piccole e medie imprese italiane, ha delle grosse difficoltà per reperire finanziamenti a medio termine che permettano alle società di raggiungere obiettivi a più lungo termine”, ci spiega e continua, “le banche offrono liquidità a scadenze corte e le società target dipendono troppo dalla realtà bancaria. L’idea è poter offrire finanziamenti a lungo termine per poter consolidare i progetti in essere e avere maggior margine di ritorno in futuro”.
Il progetto “Minibond Italia” punta su società con un fatturato maggiore ai 2 milioni di euro, quindi rimangono escluse le microimprese. Come caratteristica principale c’è la valutazione complessiva delle entità dove si va a investire: “si guarda ad interlocutori con concrete prospettive di crescita, progetti sostenibili e con un management credibile “, aggiunge Scrofani. A livello settoriale il fondo non investe più del 25% del NAV su un singolo settore. Inoltre vengono scartati i settori non etici quali pornografia, tabacco e armi.
“L’utilizzo di questa asset class non deve servire per sopperire a situazioni di crisi finanziaria ma per supportare la crescita”, ci dice Scrofani. La costruzione del portafoglio verrà fatta valutando la sostenibilità della strategia e dei progetti di crescita. Con riferimento alle prospettive future del settore, Scrofani ci svela, “la BCE si sta muovendo e ci sono iniziative profonde per far arrivare il credito alle PMI, ma il vero problema che vediamo è di tipo culturale. Gli imprenditori italiani dovrebbero acquisire coscienza della necessità di trasmettere al mercato un maggior livello di trasparenza e di avere una governance interna più articolata con la presenza di soggetti indipendenti. Rimango comunque ottimista sul fatto che questi passaggi culturali si stiano pian piano facendo e spero di poter vedere i risultati nel breve termine”, conclude.