private debt, la raccolta punta a 5,5 miliardi di euro

È il mercato di obbigazioni, minibond e altri strumenti alternativi. Una piazza molto frequentata dalle pmi. Ha un potenziale altissimo. E oggi è sfruttato da 26 operatori specializzati

 

Se per crescere e diventare una pianta un seme ha bisogno di un terreno fertile su cui attecchire, lo stesso vale in finanza per i nuovi mercati. E quello del private debt non fa eccezione.

Parliamo di tutte quelle emissioni di obbligazioni e cambiali finanziarie, compresi anche i minibond, e altri strumenti ibridi provenienti principalmente dalle medie imprese, che negli ultimi tempi sono aumentate, in termini di volumi, tanto da diventare oggetto dell’attenzione degli operatori della finanza. Non a caso, alcuni di loro stanno lanciando fondi ad hoc per sfruttare le potenzialità di questo settore, in particolare in termini di sinergie con il private equity. Nato per far avvicinare le medie imprese al mondo della finanza, oggi il private debt sta dunque diventando un vero e proprio mercato. Ciò anche in virtù di un contesto “favorevole” per lo sviluppo di questi strumenti.

[…] Stando a quanto rilevato da Aifi nella sua prima analisi specifica sul private debt, dal 2013 ai primi mesi del 2016 il settore ha raccolto 1,2 miliardi di euro, dei quali 200 milioni solo nei primi mesi di quest’anno. Il target previsto è di 5,5 miliardi. Una cifra, per Aifi, raggiungibile considerando che al momento sette operatori sono in fase di closing entro l’estate. Sono risorse destinate in buona parte a progetti di sviluppo e di crescita portati avanti da imprese di medie dimensioni. In particolare il 60% delle realtà interessate ha oltre 250 dipendenti,mentre il 40% è costituito da PMI. Le imprese con meno di 50 milioni di euro di fatturato rappresentano inoltre il 21% del totale, rispetto al 69% di aziende con un fatturato maggiore.

Quanto ai volumi, nel biennio 2014-2015 sono stati 406 gli investimenti complessivi portati avanti dagli operatori coinvolti, principalmente in obbligazioni (89%), in particolare quelle con una durata media di poco inferiore ai 6 anni, un rendimento medio del 5% e un valore tra i 5 e 10 milioni di euro (69%), che è il classico taglio dei minibond. Complessivamente, nello stesso periodo di riferimento i fondi specializzati, escluse banche e assicurazioni, hanno investito 513,9 milioni in minibond e altri titoli di debito delle PMI italiane. In particolare sono 26 gli operatori attivi su questo segmento individuati da Aifi, tra fondi misti di private equity e private debt e fondi specializzati promossi da SGR e altre realtà. […]Fra i più attivi c’è Zenit SGR guidata dall’amministratore delegato Marco Rosati che ha sottoscritto attraverso i suoi fondi, minibond per 15,5 milioni. Fra questi, per 3,2 milioni (di cui 2,7 milioni attraverso il Fondo Progetto Minibond Italia) il minibond 1 da 3,5 milioni di euro di Giglio Group, quotato all’ExtraMot Pro, assieme a Banca Sella i restanti 300 mila euro e quello di Essepi Ingegneria, da 2,8 milioni di euro.

[…] Guardando i numeri si capisce come i minibond siano uno degli strumenti trainanti del comparto. Nel periodo 2012-2015 infatti il valore nominale totale delle emissioni di questi strumenti, 17 in totale, ha raggiunto i 7,2 miliardi di euro. Inoltre, tra dicembre 2014 e dicembre 2015 le emissioni totali quotate sull’ExtraMot Pro sono state più di 50 e oggi si contano 164 bond quotati per un controvalore superiore ai 5,8 miliardi di euro a fine marzo (a fine dicembre 2015 erano 148 per 5,5 miliardi complessivi). Di questi, 141 titoli – per un controvalore di 1,3 miliardi – sono minibond, stando all’ultimo Barometro minibond di Epic sim e Minibonditaly.

L’inizio del 2016 sembra non tradisce le aspettative.

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